Intervista a Denise

Intervista a Denise

di GIOVANNI RUATTI

L’iniziativa Stammi vicino, incon­tri dedicati alla demenza, pregevole e degna di nota, intende sensibilizzare a lungo termine la popolazione. Dopo il primo illuminante incontro di sabato scorso abbiamo posto alcune domande a una delle ideatri­ci, l’infermiera Denise Branchi, che insieme alla collega Rosanna Pasini desiderano dar voce a questa tematica.

Com’è nata l’idea di quest’iniziativa e come si è sviluppata?

È nata a Rosanna e a me, durante la formazione come insegnanti del metodo Validation, perché volevamo sensibilizzare la popolazione attorno a questo tema. All’inizio volevamo organizzare un solo incontro, ma Paolo Tognina, che abbiamo consultato per l’organizzazione, ci ha fatto notare che gli aspetti da trattare sono molteplici. Con la sua consulenza, abbiamo perciò allestito un programma più articolato. Persona sensibile, in grado di ascoltare le nostre esigenze, il pastore Tognina ha contattato diversi relatori e si è reso disponibile quale moderatore degli incontri.

Qual è lo scopo del breve ciclo d’incontri?

Il nostro desiderio è di rompere i tabù attorno a questa malattia e di parlarne pubblicamente. Nel reparto in cui lavoriamo, ma anche nel privato, siamo confrontate con persone disorientate e con problemi comportamentali; sono più di 25 anni che lavoriamo in questo ambito e siamo consapevoli che per poter dare qua­lità di vita a queste persone alle loro famiglie e agli operatori che li sostengono si debba, come dice il titolo, “stare vicino” alla persona e non alla malattia.

Com’è la situazione in Valpo­schiavo?

Difficile quantificare con precisione il fenomeno; tuttavia, con una popolazione che invecchia sempre di più, la casistica aumenta. E come ha detto Marcello Galetti, la demenza non coinvolge solo la persona che ne è affetta, ma anche chi le sta vicino. I famigliari che accompagnano il proprio caro portano un peso psico­logico non indifferente e investono molto tempo ed energie.

E nelle strutture?

In Valposchiavo le strutture sociosanitarie attuano già delle strategie. Nel contempo è importante l’opera di sensibilizzazione nei confronti della tematica e la formazione delle persone coinvolte.

Quali attenzioni occorre mettere in risalto?

È importante parlare della malattia, ma occorre anche mettere in pri­mo piano la persona. È utile togliere tabù e paure e guardare con altri occhi queste persone, che hanno bisogni ai quali occorre rispondere: sentirsi amati, sentirsi utili, poter esprimere le proprie emozioni ed essere ascoltati. Se hanno dei comportamenti “disturbanti”, è giusto capire cosa vogliono trasmettere, porsi la domanda: quale bisogno è nascosto dietro a questo comportamento? È utile focalizzarsi sulle risorse e il talento che hanno queste persone e fare in modo che possano esternarle e mantenerle nel tempo.

La rassegna prosegue con altri due appuntamenti. Di cosa si parlerà?

Se nel primo appuntamento abbiamo voluto fare chiarezza sulla malattia e sull’importanza di dare precedenza alla persona e al suo entourage, il 23 settembre vogliamo far conoscere alcuni strumenti per accompagnare, nel loro quotidiano, le persone coinvolte. La terza sera, il 27 ottobre, invece, parleremo degli aspetti etici e legali. I vari relatori coinvolti sono persone esperte, capaci di presentare questa tematica con la necessaria sensibilità. Le parole sono importanti e hanno un loro peso, occorre usarle in modo corretto, come sanno fare i relatori che abbiamo convocato.

L’argomento è vasto e l’esempio presentato da Marcello Galetti è importante e stimolante, perché dimostra che ci possono essere strade per aiutare e questo grazie alla rete di una comunità sensibilizzata attorno al tema. Quest’iniziativa va verso la direzione di poterne parlare.

Ci auguriamo che quest’iniziativa possa aprire la strada a ulteriori incontri su questa tematica. Rosanna ed io vorremmo continuare a offrire le nostre conoscenze apprese durante la formazione del metodo Validation, un metodo utilizzato dal personale del settore sociosanitario, ma che può essere appreso anche da parenti e volontari. Nel corso della seconda serata interverranno tra l’altro Danièle Warynski, (Master in Validation) e Heidi Bon­tadelli (insegnante del metodo V. e responsabile dell’associazione VASI/AVO Ticino).

Vuoi fare dei ringraziamenti?

Ringrazio le persone che sono venute ad ascoltare, il pastore Paolo Tognina per il sostegno, l’impegno e l’aiuto, i relatori intervenuti finora, così come quelli che interverranno nelle prossime serate.

Nuovi certificati 2023

Nuovi certificati 2023

2° livello 2023: da sinistra Cinzia Brescianini e Roberta Lombardi

1° livello e nuova co-insegnante che ha concluso il 4° livello

da sinistra: Ursula Bay, co-insegnante Annalisa Calisti, Sara Moretti, Deborah Duric e Giovanni Edini

Forum Alzheimer 2023: “Il senso dei sensi nella cura”

Forum Alzheimer 2023: “Il senso dei sensi nella cura”

Denise Branchi- Luminati e Rosanna Pasini-Gerna, docenti del metodo Validation e membri dell’ Organizzazione VASI/AVO della Svizzera Italiana, hanno organizzato un workshop durante il pomeriggio, con il tema:
“Percorso Alzheimer, emozioni e atteggiamento convalidante” con l’aiuto di alcuni collaboratori.

Lugano, 20 aprile 2023, in una giornata di freddo e pioggia, si sono riunite centinaia di persone al Palazzo dei Congressi per discutere una tematica di interesse mondiale: la malattia di Alzheimer.

Il cuore della discussione, citando il titolo dell’incontro, è stato “Il senso dei sensi nella cura”.

Durante il susseguirsi delle prime ore, tutta l’attenzione, si è focalizzata sull’ascolto di Medici impegnati ad affrontare la cura della malattia di Alzheimer attraverso approcci più olistici.

Un accento energico è stato posto sull’importanza della relazione, fra il sofferente e i caregiver (familiari e non), come possibile soluzione al superamento di questioni che toccano l’anima.    

Ormai è cosa nota che la malattia vada a toccare non solo la persona colpita ma anche tutta la rete che lo sostiene e, una base di supporto come una relazione amorevole e convalidante, può davvero fare la differenza.

Capire come la persona cambia e, come cerca nel suo cambiamento di resistere alle tante difficoltà (che probabilmente prima erano normalità) crea nel caregiver il desiderio di scoprire qualsiasi cosa possa far stare bene la persona amata (o che si ha a cuore).

Anche una semplice stimolazione sensoriale come riscoprire il piacere per il gusto del gelato al limone può far sorgere nel sofferente e, nel suo curante, un momento di felicità e di speranza. Il legame relazionale si rafforza e si ritrova la fiducia attraverso un piccolo gesto capace di aprire le tante porte della consapevolezza (tema trattato in seguito da un illustre Medico).

Ho sempre sostenuto, e sempre sosterrò, la tesi per cui le persone che soffrono andrebbero ringraziate per il dono del cambiamento che offrono a chi li accompagna in questo cammino; ma questa è la mia visione personale.

Durante il pomeriggio si sono svolti vari Workshop e, nello specifico, quello organizzato delle infermiere e docenti del metodo Validation Denise Branchi e Rosanna Pasini, membri dell’Organizzazione VASI/AVO (Organizzazione Validation® della Svizzera Italiana autorizzata dal VTI), ha avuto lo scopo di far comprendere, attraverso un percorso interattivo, come i cinque sensi subiscano modifiche nel corso della malattia e nei grandi anziani disorientati e come soprattutto un atteggiamento convalidante possa essere di aiuto nell’affrontare questi cambiamenti.

È stato letteralmente incredibile vedere come tante persone, presenti al Workshop di Denise e Rosanna (e collaboratori), si siano rese conto di quanta difficoltà ci sia nel fare cose semplici, come ad esempio abbottonare una camicetta, senza l’aiuto del senso del tatto (citando una delle attività proposte).

Mettersi nei panni dell’altro, e perciò entrare in empatia, è un prerequisito dell’atteggiamento convalidante che porta automaticamente a cercare di fare del proprio meglio in una relazione di aiuto.

Terminando questo scritto, vorrei riallacciarmi al tema di apertura, trattato durante il quindicesimo incontro dedicato alle persone più fragili, riproponendo a gran voce il concetto dell’importanza di una relazione empatica: perché ricca di attenzione per i particolari e carica di un coraggio che altrimenti non si potrebbe scoprire.  

Con fiducia,  Annalisa Calisti

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